Gli approfondimenti da Bruxelles

per conoscere e capire meglio come il Parlamento Europeo affronta i temi di grande attualità

DONNE E SALUTE.

Quando la differenza di genere c’è e va considerata.
Lotto da sempre per l’uguaglianza tra uomini e donne, e continuerò a farlo, come donna e come politica, ma in alcuni casi è importante evidenziarne le differenze.
Mi riferisco all’ambito della medicina, un settore ovviamente essenziale per la vita e il benessere delle persone, che purtroppo è stato sviluppato nei secoli a misura d’uomo e non di donna. Tradizionalmente infatti, la ricerca in campo medico è stata condotta in riferimento a un corpo “tipo” maschile pensando poi di poter applicare tutti i risultati anche alle donne, senza tenere conto delle differenze fisiologiche esistenti.

Negli ultimi 20 anni le ricerche in questo campo hanno dimostrato senza ombra di dubbio che le donne non sono uomini in formato ridotto, ma organismi con proprie peculiarità.

Molte malattie comuni a uomini e donne presentano molto spesso differente incidenza, sintomatologia e gravità. Uomini e donne possono presentare inoltre una diversa risposta alle terapie e reazioni avverse ai farmaci. Anche l’accesso alle cure presenta rilevanti diseguaglianze legate al genere.
Eppure, nelle fasi iniziali di uno studio su un farmaco, quelli sulla sua sicurezza, le donne non superano il 20-25% delle persone coinvolte e il dosaggio nella sperimentazione clinica viene definito su un uomo del peso di 70kg. Solo la metà degli studi clinici considera la peculiarità di genere e solo uno su tre riporta dati adeguati.

LA LOTTA AL CANCRO

Come sapete, al Parlamento europeo seguo da vicino la tematica della lotta al cancro. In campo oncologico, sono state descritte molte differenze di genere, tuttavia le donne rimangono ancora sottorappresentate nelle sperimentazioni cliniche dove costituiscono solo il 38,8%. Ad esempio, la mortalità per cancro del polmone tra le donne è aumentata del 500% dagli anni ’50 ad oggi e inoltre la donna sviluppa il cancro del polmone 2,5 volte in più dell’uomo, anche se non fumatrice. Non si conoscono ancora le ragioni di queste differenze, che non sono solo legate a fattori ormonali, ma anche genetici e metabolici: la ricerca in questo campo è assolutamente prioritaria.
Recentemente, anche studi epidemiologici hanno evidenziato significative differenze di genere nell’incidenza del cancro, nell’aggressività, nella progressione, nella prognosi e nella risposta alla terapia, inclusa l’immunoterapia, in molte tipologie di tumori comuni ai due sessi.

I DISTURBI PSICHICI

Un altro settore della medicina che spesso viene sottovalutato è quello dei disturbi psichici. Studi hanno confermato che nel genere femminile fenomeni di depressione, disturbo d’ansia, di panico e fobie specifiche sono presenti circa il doppio delle volte rispetto agli uomini.
L’esposizione maggiore delle donne a certi eventi e situazioni di vita fortemente stressanti contribuirebbe in maniera molto significativa al maggior rischio femminile di ammalarsi di determinati disturbi. L’esempio più calzante è dato dall’esposizione alla violenza, subita nel corso della vita da una percentuale stimata di donne che va dal 16 al 50%. Questa, sia fisica che sessuale o psicologica, è fortemente correlata come fattore di rischio a patologie tipicamente più frequenti nelle donne, come depressione, disturbo postraumatico da stress, disturbi dissociativi, tentativi di suicidio.
In generale, nei paesi occidentali, nonostante le donne vivano più a lungo degli uomini, l’aspettativa di “vita sana” è equivalente tra i due sessi. Infatti, nelle donne, gli anni di vantaggio sono spesso gravati da disabilità, principalmente correlata alle conseguenze determinate da malattie croniche e scarsa qualità della vita, con un impatto anche sulla spesa sanitaria.

Per questo serve mettere a punto strategie per supportare l’invecchiamento sano della popolazione tenendo conto del genere.

Per offrire una risposta efficace serve una visione trasversale che cerchi di capire con quali sintomi si manifesta una malattia in una donna e con quali in un uomo, e come impostare la prevenzione e la cura. La risposta sta nella Medicina di Genere come la definisce l’Organizzazione mondiale della sanità una necessaria e doverosa dimensione interdisciplinare della medicina che vuole studiare l’influenza del sesso e del genere su come si instaurano le patologie, quali sono i sintomi, come si fa prevenzione, diagnosi e terapia negli uomini e nelle donne.

L’Italia, nel 2018, è stato il primo paese in Europa ad approvare una legge che garantisse l’inserimento del “genere” in tutte le specialità mediche, nella sperimentazione clinica dei farmaci e nella definizione di percorsi diagnostico terapeutici, nella ricerca, nella formazione e nella divulgazione a tutti gli operatori sanitari e ai cittadini.

Un primo passo essenziale, ma il cammino resta lungo. Nel nostro paese restano grandi differenza tra le regioni e dentro l’Unione europea le aspettative di vita o la possibilità di guarigione da una malattia cambiano da paese a paese. Per questo serve una Unione europea della salute.

I DIRITTI SESSUALI E RIPRODUTTIVI DELLA DONNA

Resta poi il tema dei diritti sessuali e riproduttivi della donna, un tema che ancora divide purtroppo. Serve trasmettere il messaggio che la prevenzione ha una importanza cruciale, serve incentivare la ricerca e campagne di informazione su quelle malattie, tipicamente femminili, che per anni sono state ignorate e sminuite per rispondere a un primordiale tabù.
Ciò che manca è la consapevolezza che questi diritti sono a tutti gli effetti diritti umani. Vediamo bene ciò che sta accadendo in alcuni paesi dell’Unione, come la Polonia, dove da oltre un anno l’accesso all’interruzione di gravidanza è praticamente vietato alle donne, una misura che non ha certo diminuito gli aborti, ma li ha piuttosto resi più pericolosi. Servono programmi di educazione sessuale affinché le nostre figlie e i nostri figli sappiano gestire e decidere del proprio corpo nella maniera più sicura e consapevole possibile.

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Scrivimi alessandra.moretti@europarl.europa.eu

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contenuto a cura di Alessandra Moretti
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