A livello mondiale, in media, le donne hanno il 75% dei diritti in meno rispetto agli uomini. Se ciò è vero globalmente, immaginiamo la situazione in casi di guerra o dittature. Ci sono paesi in cui le donne non sono libere nemmeno di compiere autonomamente le azioni quotidiane, come se fossero delle bambine piccole: non possono viaggiare sole, non possono andare in banca, non possono parlare con chi vogliono. E la pena, se si sgarra, è dura. Lo sa bene Lina Al-hathloul, che ha visto la sorella battersi per il diritto delle donne alla guida in Arabia Saudita e per questo subire più di mille giorni di carcere e di torture. Ci sono poi le rotture improvvise, dettate da guerre e rivoluzioni, che portano a un improvviso fiume di violenza che sommerge principalmente le donne. Lo abbiamo visto la scorsa estate, seguendo da vicino le vicende di molte donne afghane. Alcune sono riuscite a fuggire, come l’attivista Zahara Ahmadi, altre, come la regista Sahraa Karimi usano la propria arte per raccontare i soprusi e le ingiustizie che queste subiscono, ma ci sono anche coloro che, intrappolate, hanno smesso di vivere. Per loro, non dobbiamo mai abbassare la guardia.
Intervengono:
LINA AL-HATHLOUL attivista saudita
ZAHARA AHMADI imprenditrice e attivista afghana
SAHRAA KARIMI regista afghana
ALESSANDRA MORETTI eurodeputata
PINA PICIERNO vicepresidente del Parlamento europeo
EBLA AHMED presidente dell’associazione “Senza Veli sulla Lingua”
modera
SILVIA BOCCARDI giornalista WILL esperta di politica estera ed empowerment femminile
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